E se l’abbinamento di un piatto con un vino fossero più che una semplice abilità professionale?!?
Non so se a voi è capitato mai di uscire una sera con la ferma intenzione di sedervi ad un tavolo di un ristorante con la simpatica compagnia di... voi stessi. A noi “single per scelta”, questo tipo di cose, riesce meglio che ad altri. Forse lo facciamo perché vogliamo dimostrare a noi stessi che possiamo “bastarci”, o forse perché il solo pensiero di dover cucinare, sporcare, pulire quella sera ci atterrisce, magari invece, facciamo questo solo perché ne abbiamo voglia. Sedere, da solo, ad un tavolo di un ristorante è per me come scendere da un treno in una piccola stazione, sedermi tranquillo in disparte su una panchina vicino ai binari e fermarmi a guardare il passare incessante ed indaffarato dei “vagoni” delle vite altrui… In una sera di queste, qualche giorno fa, nel ristorante di un mio caro amico Angelo, in un locale dove non hai bisogno di consultare menù e carta dei vini tanta è la conoscenza, la fiducia e quasi nulla la probabilità di sbagliare nello scegliere, aspettavo sua sorella per ordinare, Emanuela, la sempre sorridente cameriera ai tavoli. Aspettando, mi guardavo intorno….guardavo passare le… “carrozze” della vita degli altri, seduto felicemente sulla mia panchina…. Il mio sguardo è caduto su una coppia che, pochi tavoli da me, ingannando anche loro l’attesa, parlavano tra loro. All’aspetto tradivano una età non molto lontana dalla mia, ma erano certamente più giovani, più acerbi. Lei, persa negli occhi di un Lui molto pieno di se. Lei con una carnagione bianca, quasi di porcellana, delicata, mi dava una sensazione di dolcezza infinita, di una persona che nasconde dentro di se un mondo, un universo di emozioni che manifestava, chiaramente, voler condividere con Lui. Il gesto impercettibile di avvicinare la mano sul tavolo per cercare quella del compagno tradiva tutto questo. Lui, una persona che parlava senza prestare attenzione a chi lo stesse ascoltando, era disattento, ancora di più, verso l’unica persona che lo stava “sentendo”. La sua distrazione, la sua insensibilità, quella di non accorgersi nemmeno del gesto di Lei, confermavano le mie intuizioni. I gesti di Lui, quasi eccessivi, troppo veloci, indicatori, erano in completa dissonanza con il tono che mi sembrava essere quello di un normalissimo raccontare qualcosa che non richiedesse affatto tale enfasi. Mi dava l’impressione di una persona, priva di un equilibrio interiore, che cercava di “urlare” il contrario agli altri senza convincere neanche se stesso. Gli uomini, ed io per primo, lasciano che le sensazioni del mondo che li circonda, divengano percezioni riconosciute e decodificate servendosi delle conoscenze più profonde e radicate utilizzando i mezzi che sentono più propri, così da arricchire la propria mappa del mondo. Io amo comunicare, e questo vuol dire fermarsi ad ascoltare, osservare. Io amo degustare ed abbinare e questo vuol dire soppesare, valutare e decidere. Osservare quelle due persone, mi ha immediatamente portato alla mente un…abbinamento. Lei delicata, quasi di porcellana, con un “cuore” nascosto all’interno, pieno di emozione…una bellissima mozzarella di bufala. Una mozzarella con una “buccia” liscia, lucida, croccante che nasconde dentro un mare di sapore e di liquido pronto ad esplodere se solo qualcuno “capace”, si fosse preso la briga di aprirla con esasperante delicatezza…. Bellezza, gusto e percezioni sorrette da una sapidità sobria e mai eccessiva. Ravvivato, il tutto, da una “fresca”, leggera, tendenza acida… proprio come Lei mi appariva….. Lui un “rosso troppo giovane”, come se ne trovano purtroppo tanti in commercio. La fretta ed il bisogno delle aziende di monetizzare, di vendere le spinge sempre più a forzare i tempi con il risultato di offrire al cliente un prodotto, spesso, ancora acerbo. Lui, dicevo, un rosso impetuoso che ancora lontano da un sobrio equilibrio, un rosso che afferma se stesso più di ogni altra cosa, che non si piega a compromessi, che non ha la giusta eleganza, propria della maturità, l’eleganza del saper donarsi. Un susseguirsi di percezioni non composte, che sovrastavano le dolci e delicate caratteristiche di chi aveva al suo fianco, e come spesso succede, un tannino non maturo, aggressivo, abbinato alla sottile tendenza acida e sapida di fondo di Lei, non lasciano altro in bocca che una spiacevole percezione di amaro….l’amaro che si prova guardando due persone così distanti…. Vagando con i sensi, piacevolmente allertati dal sottile “gioco” che mi stava entusiasmando, la mia attenzione venne catturata da una coppia che, appena entrata, si stava dirigendo ad un tavolo ancora libero. Belli…. La classica coppia, all’apparenza “perfetta”. Lui bel fisico, vestito con cura e senza lasciare niente al caso, precedeva la sua Lei che non lasciava, a sua volta…scampo. Una bellissima donna che, al passaggio, catalizzava gli sguardi e l’attenzione della platea maschile, tanto quanto suscitava le occhiatacce di mogli, poco inclini a tollerare gli apprezzamenti e gli sguardi torvi dei loro mariti. Sembrava uscita dalla copertina patinata della rivista più trend di moda donna. Lui accomodatosi, parlava, rivolgendosi a Lei con una calma studiata, sembrava però, parlasse…da solo…dicesse le cose per se. Mentre discorreva guardava, in maniera ricorrente, tutto intorno a se, come per compiacersi dell’alto tasso di…gradimento. Lei, invece, sembrava essere su un altro mondo. Non aveva affatto bisogno di valutare quanto interesse riscuoteva, lanciava solo sguardi distratti e di sufficienza a chi la stesse ammirando, come per dire: “….lo so che piaccio, ma Io non mi abbasso a voi…”. Lui con una personalità ed una autostima importante, con la voglia di “affermarsi”, di piacere, malcelata. Lei con la sua sufficienza, propria di chi sa su cosa far leva, si lasciava ammirare, consapevole di essere quello che voleva….. una donna desiderata. Lui mi faceva pensare ad un pecorino… deciso nel gusto, che espandeva il proprio aroma in sala, con un carattere formato da una lenta maturazione ma lontano da un buon affinamento. Guardando Lei sembrava di avere nel calice, un bianco strutturato del Friuli. Un vino tanto piacevolmente “costruito” e sorprendente alla vista ed all’olfatto, quanto “corto”, a volte, al gusto. Un vino che chiude spesso con una percezione di amaro alla base della lingua, l’amaro di scoprire una persona con una stupenda bellezza ma che trasmetteva una così spiccata…. aridità. Due binari che sembrava non avessero alcuna possibilità di…incontrarsi. ….e poi l’ho notato…. Guardavo estasiato l’armonia di un….”balletto”….pochi tavoli di distanza, in disparte….. Lui parlava con Lei, entrambi persi nell’anima dell’altro. Ogni volta che Lui si sporgeva verso la Lei, con un sincronismo perfetto, Lei, sembrava volesse, avvicinandosi, donarsi a Lui. Un dialogo fitto fitto, fatto raramente di parole, fatto di gesti di assenso, di sorrisi dolci, di chiari segnali di profondo gradimento. Le mani spesso, si cercavano e sfioravano sul tavolo senza alcuna coscienza di farlo, ogni sguardo, ogni movimento, mai fine a se stesso, sempre teso a cercare l’altro. Se qualcuno si fosse preso la briga di “caricarli”, tavolo compreso, per portarli fuori, nel bel mezzo della strada, loro non se ne sarebbero neanche accorti. La cosa più stupefacente è che nonostante quello che chiaramente si percepiva fosse un’unica…entità, una fusione di…sensazioni e sentimenti…loro singolarmente rimanevano distinti, unicamente stupendi. Un uomo ed una donna per poter vivere un amore, per poter condividere una vita devono essere dapprima delle sane entità… essere delle salde unicità, solo così una persona può donarsi all’altra senza cercare nell’altro quello che manca a se stessi, senza colmare i suoi vuoti con le certezze di chi abbiamo accanto, ma soprattutto senza lasciare che l’altro ci travolga, ci stravolga. E’ così negli abbinamenti, nessuno dei due prevarica l’altro ma si fonde e crea delle percezioni più complete, crea un insieme di…sensazioni e sentimenti unici…. La più importante concordanza in un abbinamento è la struttura, tanto un piatto è strutturato tanto deve esserlo il vino, questo spiega il tutto definitivamente. Abbinare perfettamente è come vivere un amore, un’amicizia….. che dura tutta una vita…. Lui…un elegante e vivace spumante metodo classico, maturato lentamente in bottiglia….sui propri “lieviti”…. Un uomo che trae la sua maturità, da un lungo affinamento e dalle rifermentazioni di una vita pienamente e coscientemente vissuta. Un uomo che ha costruito la sua maturazione…vivendola nella “propria bottiglia”, senza lasciare che altri la vivessero per lui in un grosso contenitore…. Tutte quelle fini ed eleganti bollicine, quel suo brillante perlage, risultava molto composto, mai eccessivo, ma soprattutto sorretto da una profondità di aromi, imponenza del corpo che piacevolmente lo completavano. Lei sbarazzina, sempre sorridente, all’apparenza fragile e delicata, nascondeva, dietro uno sguardo profondo e cosciente, un’ampia e complessa personalità. L’aroma delicato e fragile di un caprino fresco francese che stupisce per l’imponenza delle sensazioni, per la durata delle percezioni che riescono a donare in un equilibrio perfetto. L’imponenza nascosta dietro una sottile fresca acidità. Una donna che, all’apparenza fragile, delicata, la vita aveva reso intensa, profonda, e piena di interessanti sfaccettature. La maturità di Lui, celata dietro una bellissima effervescenza, si fondeva con la profondità di Lei, con l’imponenza del suo essere donna. La freschezza di Lei, la penetrante acidità, erano stupendamente in sintonia con la decisa ed elegante effervescenza di Lui. Sembrava che ogni tassello di una bellissima unione avesse trovato il suo preciso collocamento…. Guardarli, osservarli dava una profonda sensazione di serenità di…completamento….. ”….il tuo antipasto, Massimo….. “ Un sorriso di Emanuela mi destò mentre, ancora assorto nei miei pensieri, il mio sguardo vagava a pochi tavoli di distanza, in disparte….. Mi chiedo spesso una cosa: se nella vita non avessi imparato a degustare, ad affinare i miei sensi, non mi fossi sforzato a capire me stesso per comprendere meglio gli altri, quanto diversa e piatta sarebbe stata la mia esistenza? Quanti “vagoni” avrei visto passare senza rendermi conto che anch’io…. esisto?